L'araba fenice - Abbazia Benedettina di Finalpia

Abbazia Benedettina Finalpia
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L'araba fenice

Attualità
Domenica di Maria SS.ma Madre di Dio (01/01/2023)
I
UNA DOMENICA DI SETTEMBRE DEL 1944
In questa Festa dedicata alla Pace parlare di una guerra, che colpì duramente  la nostra Abbazia, può sembrare inappropriato
Invece è certamente senza senso chi ha scatenato una guerra poco oltre i confini orientali della nostra Europa centrale, provocando lutti, dolori e distruzioni a non molte migliaia di chilometri dall’uscio di casa nostra.


Le esplosioni di questa crudele guerra in Ucraina stanno lanciando dei bagliori che ci aiutano a cogliere qualche riflesso di ciò che da noi accadde circa una ottantina di anni fa, in una ordinaria domenica di settembre del 1944.
La Comunità monastica di Finalpia era impegnata in Santuario (sotto l’occhio vigile della Beata Santa Maria di Pia, che da secoli viene guardata come la vera Signora del Marchesato del Finale), quando un aereo alleato sganciò due bombe che caddero nell’orto, a circa una decina di metri dell’ala est dell’Abbazia.
 
 
L’obbiettivo non eravamo noi, ma i vicini ponti (il medievale e soprattutto quello ferroviario), il loro danneggiamento avrebbe procurato seri problemi alle truppe dell’Asse nazi-fascista in Liguria.
La deflagrazione fu tanto grande che due palme che svettavano dove erano caduti i due ordigni furono sradicate e finirono addirittura sul tetto della cucina del monastero.
 
Le mura perimetrali dell’edificio ressero, ma dentro successe un vero sconquasso.
 Crollarono gl’interni di tutte le camere del versante est, dalla IX fino alla facciata sud dell’edificio.
Il crollo coinvolse anche il sottostante Salone di rappresentanza e tutto l’ambiente dello Scalone.

Domenica del Battesimo del Signore (08/01/2023)
II
Questa domenica abbiamo l’occasione di continuare a parlare degli effetti del bombardamento sull’Abbazia, avvenuto nel settembre 1944.
 
Il pavimento del lungo corridoio del 1° piano non cedette, mentre in alcune pareti dei locali del suo lato ovest (in particolare nella Cappella monastica) si aprirono solo delle crepe, alle quali fu subito posto facilmente rimedio, ad opera dello stesso don Leandro Montini (che aveva finito di dipingere la Cappella monastica appena nel 1943): lo fece perché non c’erano affatto segni che la stabilità dei locali fosse stata compromessa.
Le due fotografie scattate dopo il bombardamento rilevano solo qualche screpolatura nei muri di poca importanza.
Queste due foto ci mostrano l’arredamento interno della Cappella monastica: quelle modeste panche ad uso dei monaci in preghiera, non ci parlano solo di economia di guerra, ma di uno stile di vita che a noi monaci d’oggi la dice lunga...

Il sottoscritto ha visto la foto di una parte del lungo corridoio del prmo piano, scattata subito dopo il bombardamento: era tutto un ammasso di macerie dalle quali fuoriuscivano alla rinfusa gli spezzoni scheggiati delle travi di quello che era stato il tetto.
La foto era stata scattata dalla parte rimasta illesa dello stesso corridoio, con l’obbiettivo puntato verso il finestrone (o di quello che rimaneva di esso).
(Speriamo che tale foto non sia andata definitivamente persa e presto o tardi salti fuori).
(Continua)
Domenica 2 del tempo ordinario (15 gennaio 2023)
III
Riprendiamo a parlare degli effetti del bombardamento che interessò l’Abbazia nel settembre del 1944.
Il tetto del versante ad est del corridoio, quello al di sopra delle camere dalla IX fino al finestrone della facciata sud dell'Abbazia, non crollò del tutto e riuscì a celare il disastro che era avvenuto sotto. Vediamo nella foto qui a sinistra, uno scorcio di tale tetto malconcio.

Appena possibile si diede inizio al restauro ed alla riedificazione delle parti crollate, senza però pregiudicare la regolarità del ritmo della vita monastica.
A tale scopo venne collocata una parete provvisoria, fatta con assi di legno e cartoni, che isolava la Comunità monaci dalla squadra degli operai impegnata nel restauro.

In questa recente fotografia del corridoio viene indicato, con un tratto rossiccio il punto dove era stata collocata la parete provvisoria in questione: era tra la camera VII e la VIII.
Quest’ultima VIII camera conserva tutt’ora, nel suo interno, il soffitto a vela, originario del cinquecento. Dalla camera IX fino al finestrone al fondo del corridoio, le camere hanno ormai solo più soffitti ordinari (squadrati e piatti), come si usa normalmente anche ai nostri giorni.
Una osservazione che può interessare.
Il  riquadro della finestra del corridoio, che si intravvede nella foto – in primo piano – in alto, pressappoco all’altezza della camera VII, è ancora strombato, come si usava nel 1500. I rimanenti riquadri delle finestre, fino al fondo del corridoio (sia quelli a destra che a sinistra) non sono più strombati, ma perfettamente squadrati (potenza e banalità del cemento, generosamente usato nel restauro).
Il tramezzo fu rimosso solo a lavori di restauro ultimati.
(Continua)
IV
Domenica 4 del tempo ordinario (29 gennaio 2023)
Abbiamo scritto che le 2 bombe, cadute su una tettoia dell’orto dell’Abbazia una domenica del settembre 1944, avevano causato dei seri danni ad un’ala del monastero, ma che i monaci ne erano usciti del tutto illesi, perché impegnati in Santuario per le funzioni religiose domenicali.
Alcuni nostri monaci, difatti, non erano presenti nel nostro monastero.
Richiamati sotto le armi durante quel conflitto, c’era chi faceva il cappellano militare, mentre qualcun altro si trovava in stato di prigionia perché già catturato dalle truppe alleate.
C’era anche uno dato per disperso in zona di guerra.

Cappellano militare fu il futuro Abate di Finalpia P. Salvatore Marsili, classe 1910, trentenne negli anni del conflitto 1940/45.
Qui lo vediamo con la veste talare, le stellette ed i gradi di tenente, mentre posa in una foto ricordo con alcuni solati semplici e qualche graduato, probabilmente del suo reparto.
Non sappiamo dove la foto fu scattata, ma solo che la tradotta militare era ferma sui binari da qualche parte del sistema ferroviario durante un normale trasferimento. Le divise dei soldati e il fatto che non portassero armi, esclude che fossero in zona di guerra.

P. Ildebrando Minzolini era entrato giovanissimo a Finalpia, appena riaperta. Emise la sua Professione religiosa il 12 marzo 1907. Dovette partecipare alla guerra di Libia del 1911 e poi alla Prima guerra mondale del 1915/18. Ritornato definitivamente in monastero, completò gli studi e fu ordinato Sacerdote il dicembre 1923. Richiamato al servizio militare durante il conflitto 1940/45, prestò la sua opera di cappellano presso l’ospedale militare Lancia a Finalpia.
(Continua)
                                                                                    Domenica 5 del tempo ordinario (29 gennaio 2023)
V
P. Domenico Ranieri (1902-1979)
Chiamato alle armi nei 1940, come Cappellano militare, svolse il suo servizio in Libia.
Fatto prigioniero in Egitto fu portato prima, in campo di concentramento in India. In seguito fu trasferito in un Monastero benedettino inglese.
Ritornò a Finalpia solo nel 1945.
 
 
P. Bonifacio Vota (1913-1943?)
Nato a Casalette (TO) viene ordinato sacerdote il 14 agosto 1938 a Finalpia.
Riproduciamo qui la
foto ricordo dei partecipanti alla Prima Messa di P. Bonifacio Vota.
Il 15 luglio del 1940 viene richiamato tra gli Alpini a Pinerolo e poi il 15 novembre viene congedato. Ma il 19 gennaio del 1941 viene nuovamente richiamato.
L’Abate Placido Colabattista (classe 1919) un giorno raccontò che, quando P. Bonifacio era cappellano a Pinerolo, aveva scritto ai suoi superiori militari di essere rimandato in monastero oppure mandato direttamente al fronte, perché a Pinerolo si vedeva del tutto inutile.
Così dai primi di giugno è in Russia con la Divisione alpina Taurinense dell'Armata italiana (ARMIR). Da una lettera al fratello del 1° ottobre 1942 risulta che è sul Don, nell'ospedale, ove si prende cura anche i prigionieri Russi.
Studia il russo con un prigioniero e fa notare che i prigionieri vogliono bene agli Italiani perché da loro sono trattati bene.
Nel dicembre del 1942, è a Krinitza, e l’8 dicembre con altri due Cappellani recita il Vespro.
Poco prima del Natale di quel'anno - nota un cappellano - esce dall'isba per andate a Celebrate con i suoi malati, ma non arriva!
Devono averlo prelevato e portato via di sorpresa.
Da allora non dà più notizie e viene dato per irreperibile dal Comando militare. Notizie non certe lo fanno presente tra i tedeschi in ritirata come interprete e, probabilmente, muore nel 1943.
È stato insignito della Medaglia d'Argento al valore militare.

&
L’araba fenice è un uccello mitologico presente nel folklore di vari popoli considerato in grado di controllare il fuoco e
di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte.

Così un’ala della nostra Abbazia,
che pareva  mortalmente ferita nel 1944,  
si dispiega di nuovo in tutta la
sua maestosità.

FINE

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