Intervista - Abbazia Benedettina di Finalpia

Abbazia Benedettina Finalpia
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Intervista

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INTERVISTA AD UN MONACO

1. Chi è il monaco e qual'e' il significato della sua vita ?
L'attesa a una fermata d'autobus
Chi è in attesa alla fermata dell'autobus, con la sua sola presenza indica che l'autobus passa di lì. Il monaco, con la sua vita radicalmente rivolta a Dio, dice all'uomo d'oggi che il Signore viene, passa nella tua vita. Se lo attendi ti verrà incontro nel tuo fratello; in ogni evento gioioso o triste lo troverai al tuo fianco.
Nel monaco si deve poter vedere chi vive nell'attesa ed ha già negli occhi il sorriso per colui che sta per arrivare.
Non è un luogo piuttosto che un altro che ti può donare la pace, ma acconsentire al disegno li Dio. Fare la sua volontà è la perla preziosa che, una volta trovata, ti riempie di una gioia così grande che lasci - senza rimpianti - ogni altro luogo, ogni altro bene.

2. Che cosa è la gioia?

La ricerca della gioia segna e indirizza la vita di ogni essere umano, attraverso le tante strade proposte dal mondo. Alcune vie sono insistentemente offerte come facili, ma conducono in realtà al soddisfacimento di se stessi, riducendo l'altra persona a mezzo.
Ora mi m'immagino che mi chiederete quale è la gioia vera dunque e in particolare per un monaco di clausura ?
Quando giunsi in questa Abbazia, all'inizio, mi sentivo spaesato.
Poi a poco a poco proprio qui in questo luogo ho, scoperto il tesoro prezioso per acquistare il quale si vende tutto. La felicità sta proprio nel sentirsi amati dal Padre; nel percepire che sì può vivere, ogni momento e ogni situazione dimorando ... nella mano di Dio.

Ogni vita, non solo quella monastica o religiosa, è una vocazione ed è una chiamata alla gioia. Non il possesso dunque, ma la disponibilità è il vero segreto della felicità. Non si entra in monastero per cercare la gioia, ma perché si è già trovata la fonte della gioia, una gioia perenne perché sta nel cuore del Padre.
Gesù parlando di colui che ha trovato un tesoro nascosto in un campo, non dice soltanto che costui con gioia vende tutti i suoi averi, ma afferma che "a causa della gioia" che ha trovato vende tutto.
La gioia sta alla radice della scelta.
Una simile gioia non elimina i momenti bui della vita, ma li illumina.
Non è una terapia psicoanalitica, ma uno stile di vita contagioso.

3. Perché il silenzio ?

Alla preghiera - dialogo con Dio - per il monaco si accompagna il silenzio.
Il silenzio in cui è immersa la vita del monaco non fa pensare ad una condizione di solitudine, forzata o triste, ma a quel silenzio che si fa prima che l'orchestra inizi a suonare, un silenzio corale, preludio di una musica senza fine.

Il silenzio non significa non comunicare.
Come in una famiglia si comunica in tanti modi - sguardi, gesti, atteggiamenti, azioni a volte più espressivi delle parole - così avviene tra noi monaci.
Vivendo insieme, lavorando gli uni accanto agli altri, si crea una comunione intima, che traspare nella quotidianità e per noi in particolare si manifesta nella coralità della liturgia.
Anche il canto e la preghiera liturgica si rivestono di una particolare bellezza, quando tra noi riusciamo ad avere una vera sintonia di cuore e di anima grazie al soffio dello Spirito.

La nostra fraternità deriva in particolare dal legame di fiducia, di dialogo sincero e aperto, che ogni monaco ha con l'Abate, colui che tra noi è segno del Padre.

Un monaco non attende invano



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