Ingresso3 - Abbazia Benedettina di Finalpia

Abbazia Benedettina Finalpia
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Ingresso3

Attualità
(11&18/09/2022-Tempo per annum 24&25)
IL PORTONE CARRAIO DELL'ABBAZIA
Qui, per un certo periodo di secoli, fu ubicato l'ingresso principale del monastero.
Probabilmente sono in pochi a notare che sopra il portone d’ingresso c’è un balcone. Eppure tale balcone è sempre stato un elemento importante nelle Antiche Abbazie Benedettine.
Il fatto che attualmente, sia il balcone che il sottostante portone d’ingresso, siano arretrati in confronto alla facciata della chiesa, è dovuto all’allungamento del corpo della chiesa fino agli attuali
42 metri, avvenuto già nel 1729.
Ma è bene sapere che, quando giunsero i Monaci Olivetani, la chiesa di Finalpia era di soli 15 metri di lunghezza e che allora il presbiterio (dove c’era l’altare principale) era ubicato nell’attuale sacrestia. Quindi era una chiesetta in semplice stile romanico a 3 navate, con i suoi archi a sesto acuto, che in lunghezza arrivava solo fino al campanile, e questo si trovava sul fianco sud della facciata del tempio di allora.
Eppure, proprio in tale chiesetta vennero il grande Imperatore CARLO V (...sul cui impero non tramontava mai il sole...) ed il Sommo Pontefice di Roma CLEMENTE VII, per venerare la Madonna di Pia.

Furono i monaci Olivetani che allungarono la chiesa fino a 35 metri, dopo che nel 1563 fu
ultimato il porticato adiacente alla chiesa (la data è incisa in alto, sull'Ultimo pilastro dello porticato stesso).
Sopra il porticato erano stati collocati i locali del Probandanto, da dove si poteva facilmente accedere al suddetto balcone.

Da quel balcone si sono affacciati nei secoli Importanti personaggi ecclesiastici per rivolgere la parola alla folla
, oppure si sono presentati i vari Abati per dare urgenti avvisi o per benedire i fedeli, in occasione di particolari Ricorrenze religiose

Che l'attuale portone carraio fosse ancora nel corso del 1800 l'ingresso principale del monastero ce lo ricorda il cancello. Difatti sui battenti  vi troviamo due stemmi abbaziali in ferro battuto con il motto benedettino PAX (la croce dello stemma di sinistra è quella latina, quella dello stemma di destra è di Lorena).

La pittura di un’entrata di altri tempi
L'arcata superiore del portone carraio è ornata da una pittura che merita due parole di commento.
Fu dipinta dal pittore torinese Thermignon Carlo, attivo in Liguria con il fratello ingegnere alla fine dell'800. Lo storico Don Gregorio Penco diceva che entrambi avevano lavorato dal 1896 al 1898 nella chiesa abbaziale s. Giuliano di Genova.

In questo dipinto ci sono a sinistra 10 monaci olivetani con il loro abate (quello con il pastorale) e a destra un gruppo di parrocchiani di Finalpia. Il cesto con i pesci  indica che un tempo l'attività principale della popolazione era la pesca; la bandiera riporta lo stemma dei marchesi Del Carretto (per secoli Signori del Finalese); sullo sfondo si staglia il promontorio della Caprazoppa. Sia i monaci che i parrocchiani sono rivolti, in atteggiamento devoto, verso una riproduzione della miracolosa icona della Vergine di Pia, dipinta al centro. Sopra il dipinto leggiamo l'invocazione a Maria "Sint ocvli tvi aperti svper domvm hanc" (Siano i tuoi occhi aperti su questa casa).
 Abbiamo sottolineato di proposito che i monaci rappresentati sull'antico ingresso principale sono Olivetani. Fu difatti tale famiglia benedettina, nata nel 1313 per opera del senese San Bernardo Tolomei, a fondare questa abbazia verso la fine del XV secolo.
Per via del candore del loro abito (il cui tipo di tessuto - secondo un'antica tradizione - fu mostrato al fondatore dalla stessa Madonna, durante un'apparizione) sono detti "Benedettini bianchi".
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