D. Bedoni - Abbazia Benedettina di Finalpia

Abbazia Benedettina Finalpia
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D. Bedoni

Abbazia > Come viviamo > 3-VARIE > 2023
La nostra Comunità monastica
si stringe con affetto e riconoscenza attorno a
Dom Giuseppe Bedoni
che in questa domenica di Pentecoste compie
70 ANNI DI PROFESSIONE MONASTICA
Siamo grati a lui per la sua costante affabilità ed al Signore per il dono di averlo, già da qualche anno (2018), anche qui con noi.
La Madonna di Pia lo aiuti a continuare sereno, per tanti altri anni ancora,
la sua
vita qui a Finalpia.


Dom Giuseppe Bedoni (nato Marino Bedoni), nato ad Agnadello (un paesino del Cremonese) il 17 marzo del 1933, ha compiuto cheto cheto – quest’anno  i suoi bei 90 anni d’età…).

Vissuto fin ai 9 anni a Bergamo, seguì poi la famiglia a Genova.
Qui a novembre del 1950 (a 17 anni) entrò nel Monastero benedettino di Cornegliano.

Divenuto Monaco nel genovese Monastero di S. Andrea, fu inviato al Monastero di
S. Giustina a Padova, dove si impraticò, non a suonare il pianoforte (come sembra alludere la foto che vediamo sopra) ma a gestire le pentole e le casseruole tra i fornelli della cucina di quella (già allora) numerosa Comunità di monaci.

Ritornato a S. Andrea di Genova, dove l’Abate di allora, stufo degli imbrogli e dei  continui ammanchi perpetrati da vari cuochi borghesi (cioè dei non monaci), il nostro dom Giuseppe venne incaricato della cucina.
Intanto da S. Andrea la Comunità monastica si era trasferita a Quarto e il lavoro in cucina non mancava (tanto che a volte c’era da dare cibo fino a 100 persone).
Passarono  così 50 anni, inclusi quelli della guerra, quando c’era da fare autentiche acrobazie per assicurare il cibo ad una Comunità formata non solo da inappetenti vecchietti, alle prese con di un’infinità di medicinali (compresse, pastiglie ed ovuli dei più diversi colori), ma bensì da ragazzi e giovani in pieno sviluppo, che erano degli autentici insaziabili lupacchiotti.

Avanti negli anni, approdò quindi al priorato di Pegli, formato da circa una decina di monaci.
Quivi rimase fino al 2018, l’anno in cui morì don Michele e la parrocchia passò alla Diocesi Genovese.


Giunse quindi a Finalpia.
Così, ora, il suo caratteristico passo sempre scattante misura i chiostri e le scale di Casa nostra ed è sempre pronto e svelto, agli appuntamenti della vita comunitaria.

Lo si nota spesso affrettarsi, con l’ultima edizione dell’Avvenire sottobraccio, a trovarsi un comodo cantuccio  nella Sala letture, per essere sempre aggiornato su quanto succede in questo nostro mondo, tanto pasticcione e pericoloso. Ma, in Cappella od in Chiesa, è sempre sollecito al suo stallo a pregare il Buon Dio e la Signora di Pia perché ci aiutino a non combinare guai troppo grossi, per il bene dell’Umanità.
Qui a sinistra lo vediamo avviarsi verso a sua stanza subito dopo il pranzo di mezzogiorno, che questa volta finalmente non è toccato più a lui preparare...
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