Crocifissione di Raffaello - Abbazia Benedettina di Finalpia

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Crocifissione di Raffaello

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Raffaello Sanzio nel 1503 ritorna sul tema della Crocifissione, questa pala d’altare, oggi conservata al National Gallery di Londra, un tempo era posta sull’altare, di proprietà della famiglia Gavari, presente in San Domenico a Città di Castello.

Raffaello Sanzio imposta l’opera su due registri:
  1. Nella parte alta, Cristo in croce, alla sua destra e sinistra, leggermente più in basso, di dimensioni inferiori, due angeli raccolgono il sangue in delle piccole coppe; ancora più in alto la luna e il sole, osservano silenziosamente la tragedia.
  2. Nella parte inferiore, in prima piano, ai piedi della croce, in ginocchio san Girolamo e Maria Maddalena, entrambi con il capo rivolto verso l’alto, dietro, in secondo piano, la Vergine Maria e san Giovanni Apostolo. Raffaello imposta le figure su due piani, riuscendo ad organizzare lo spazio attraverso la disposizione a semicerchio, questo accentua il senso della prospettico presente nella composizione; le quattro figure, dunque, sono disposte intorno alla croce.

Dietro, in profondità, si apre un paesaggio collinare, proporzionale e ben definito nelle dimensioni, dunque ben legato ai personaggi, Raffaello, inoltre, attraverso la gradazione dei colori, riesce a renderne il senso di profondità.

Soffermiamoci su dei particolari:
  • Nella figura del Cristo, Raffaello rispolvera la statuaria classica, egli rende, attraverso il candido colore e la luce, la bellezza anatomica del corpo, senza tralasciare nessun particolare.
  • Stesso lavoro compie nella realizzazione degli abiti, osserviamoli per bene tutti, soffermiamoci sulle pieghe delle vesti, oppure sull’espressività del volto di san Girolamo;

Raffaello crea il legame nei personaggi fra esteriorità ed interiorità, dal volto del santo trapela il senso di pietà.

 
Tutto è organizzato in maniera perfetta ed armoniosa, nell’opera tutto ha una funzione ben precisa, Raffaello lega alla composizione una naturalezza, la quale sprigiona una quiete divina. Giorgio Vasari nelle sue Vite, in merito all’opera scrive:
 
<<...in San Domenico una d'un Crucifisso, la quale, se non vi fusse il suo nome scritto, nessuno la crederebbe opera di Raffaello, ma si bene di Pietro..>>.
 

Vasari ci dice chiaramente chi fu l’iniziatore di Raffaello Sanzio, ovvero Pietro Perugino, apprendistato effettuato, secondo le fonti storiche, dal 1494 al 1498; dal maestro eredità la plasticità del colore, oppure il paesaggio. Tutto questo nell’insieme fa di Raffaello un maestro dal tocco divino
 
 
(Scritto il 29 febbraio 2016 by AntArtIco).
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