Clipeo - Abbazia Benedettina di Finalpia

Abbazia Benedettina Finalpia
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Clipeo

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IL CLIPEO
Accanto all’ingresso dell’Abbazia in via Madonna c’è una porta ceca (murata) sul cui muro si vede una targa metallica (di un bel verde vivace) che pubblicizza il nostro buon MIELE NATURALE. Alcuni notano, forse appena di sfuggita, la mezza figura di Madonna col Bambino che sovrasta detta porta.
Ma nel 1463 tale porta non era affatto ceca, ma era l’ingresso all’appezzamento di terra che ora corrisponde, all'incirca, all’orto dell’Abbazia.
A quei tempi, nelle vicinanze del nostro Santuario c’era, un Ospizio per pellegrini e per bisognosi (ammalati, poveri od entrambe le cose) ed i prodotti agricoli di un simile notevole appezzamento di terra poteva costituire una vera manna.
Questa Madonnina con Bambino è una piccola scultura in pietra del finale con una scritta latina incaratteri gotiici di non agevole lettura, viene detta CLIPEO (dal latino Clipeum: medaglione con mezzobusto).
Tale iscrizione riporta la data del 1463, con il nome Viscontina di Bernabé Adorno, moglie di Giovanni I Del Carretto.
Questa scultura rappresenta la prima testimonianza dell'intervento diretto dei marchesi Del Carretto, signori del Finale, nel nostro Santuario, dopo la seconda guerra con la Repubblica di Genova (1447-1451).
Il nome di Viscontina, figlia del Doge genovese Barnaba Adorno, è un piccolo ma qualificato interven­to della marchesa Viscontina, che prepara l’introduzione dei Benedettini Olivetani nella chiesa di Finalpia da parte del primogenito Galeotto II, che avverrà in forza della Bolla di Sisto III, del 20 settembre 1476.
Così la vera manna diventò, non il terreno con i suoi preziosi prodotti agricoli, ma il prossimo arrivo dei Benedettini Olivetani a Finalpia.
Ci sono documenti che parlano di piccolo nucleo di monaci Olivetani già presenti a Finalpia nel 1477, anche se l’inizio vero e proprio della costruzione del monastero potrà cominciare solo nel 1491. Erano qui per ovviamente esplorare il loro nuovo campo di lavoro. Il loro più impellente problema era trovare un’abitazione dove sistemarsi e poter condurre una normale vita di osservanza monastica. Abbiamo detto che presso il nostro Santuario c’era un Ospizio e, tradizione vuole, che si trovasse proprio nei paraggi di dove oggi sorge l’Apiario. (Lavori di scavo, per motivi edilizi, condotti in zona hanno fatto scoprire resti di antiche costruzioni). Inoltre l’austera cornice dell’ingresso dell’apiario, che ancor oggi si può vedere (bel lavoro - in pietra del finale - di puro stile rinascimentale), rivela l’entrata di una abitazione non comune, ma che ben si confà ad una casa religiosa.









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