Altare maggiore - Abbazia Benedettina di Finalpia

Abbazia Benedettina Finalpia
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Altare maggiore

Parrocchia > La chiesa

L'ALTARE MAGGIORE

La navata è dominata da
L'ANCONA
il maestoso monumento settecentesco collocato al centro del presbiterio,
che ingloba l'antico l'Altare Maggiore.

NOTA: Davanti all'Ancona c'è attualmente un altare provvisorio,
affinché il Celebrante sia rivolto verso l'Assemblea.



Navata vista dall'alto dell'Ancona



L'antico Altar maggiore

Durante i restauri della chiesa (2004) venne fotografata la parte inferiore dell'Ancona,
che incorpora l'Altar maggiore.
Oggi l'aspetto negativo di questo elegante esempio di arte barocca è che
non è rivolto verso all'assemblea dei fedeli.
Primo piano  dell'Ancona che racchiude, come una preziosa gemma,
l'Icona delle Madonna di Pia.



L'ICONA DELLA MADONNA DI PIA

Leggiamo in un operetta sul nostro Santuario scritta dallo storico P. G. Salvi O.S.B.
che
”I Signori Don Ottavio Maria Prasca, canonico della collegiata di Finalmarina e il dottor Cristoforo Maria, suo fratello,
nel 1728 fecero costruire a proprie spese
l’ALTARE MAGGIORE
con la graziosissima
ANCONA
e le balaustre, tutte condotte a “marmi fini e mischi di Palermo”.
 
Detta Ancona racchiude in una cornice ovale di marmo nero la sacra ICONA DELLA MADONNA DI PIA, che è il cuo­re del nostro San­tua­rio.
L'icona è una ta­vo­la lignea ri­pro­du­cen­te la Ma­don­na col Bambi­no.

Va­ri in­di­zi ne ri­por­ta­no l’ori­gi­ne agli ini­zi del Quat­tro­cen­to, il che è con­fer­ma­to dall’esa­me sti­li­sti­co del qua­dro sul qua­le man­ca­no per al­tro in­di­ca­zio­ni cro­no­lo­gi­che pre­ci­se. Ciò si­gni­fi­ca che nel pe­rio­do pre­ce­den­te do­ve­va esi­ste­re nel­la chie­sa di Pia un’al­tra effigie del­la Ma­don­na, an­da­ta in se­gui­to per­du­ta o sosti­tui­ta per mo­ti­vi a noi sco­no­sciu­ti. L’at­tua­le qua­dro, in­fat­ti, fa la sua com­par­sa nel­la chie­sa di Pia nel 1533, an­no in cui es­so ven­ne esposto nel­la gran­dio­sa cor­ni­ce li­gnea in­tarsia­ta da Fra An­to­nio da Ve­ne­zia. In se­gui­to ne ven­ne eli­mi­na­ta la par­te su­pe­rio­re ter­mi­nan­te ad ar­co acu­to e fu­ro­no com­piu­te al­cu­ne al­tre mo­di­fi­che. Si può sup­por­re che il qua­dro co­sti­tuis­se al­le ori­gi­ni il pan­nel­lo cen­tra­le di un po­lit­ti­co, ri­dot­to poi al­le at­tua­li pro­por­zio­ni a cau­sa del de­te­rio­ra­men­to del­le par­ti circostanti.
 
Quan­to all’au­to­re, un’at­tri­bu­zio­ne a Nic­co­lò da Vol­tri, at­ti­vo fra il 1385 e il 1417, è sta­ta pro­po­sta dal gran­de cri­ti­co Adol­fo Ven­tu­ri: l’iden­ti­fi­ca­zio­ne si ba­sa su di un con­fron­to con un sog­get­to mol­to si­mi­le, chia­ra­men­te fir­ma­to, esi­sten­te nel­la chie­sa ge­no­ve­se di S. Do­na­to e che pre­sen­ta for­ti ana­lo­gie col qua­dro di Pia quan­to al­la strut­tu­ra com­po­si­ti­va del grup­po raf­fi­gu­ra­to.
La Ma­don­na è at­tor­nia­ta da due an­ge­li dal­le sto­le in­cro­cia­te e ri­ve­la, nel­la sta­ti­ci­tà del­la com­po­si­zio­ne e nel­la pe­cu­lia­ri­tà del­la de­co­ra­zio­ne, un per­si­sten­te in­flus­so bi­zan­ti­no fil­tra­to at­tra­ver­so una me­dia­zio­ne dell’ar­te se­ne­se. Il qua­dro, in ogni ca­so, de­ri­va la sua impor­tan­za an­che dal fat­to che es­so co­sti­tui­sce una del­le ra­re testi­mo­nian­ze del­la pit­tu­ra li­gu­re fra il ’300 e il ’400.

Si è recentemente suggerita l’origine funeraria del nostro quadro, nel senso che esso sia stato commissionato in suffragio di una qualche anima.
Il divin Bambino tiene sul dito indice della mano sinistra un uccellino (un cardellino?)
Difatti l’immagine dell’anima che liberata dai vincoli terreni si libra come un uccello ricorre in tutta l’arte medioevale (ricordiamo qui la stessa visione dell’anima di S. Scolastica, appena deceduta, che S. Benedetto vide in una colomba).
C’è inoltre, in questo quadro, un particolare che lo rende unico in assoluto. In nessun’altra rappresentazione di Gesù in braccio alla Madre, si vede il Bambino vellicarsi la pianta di un piede.
Gesto che, invece, è abbastanza frequente nei bimbi che, ancora scalzi, giocano sulle ginocchia della mamma ...
Descrizione dell'Icona dell'Abate benedettino Felice Vaggioli (1897)
Tra le più belle, ed antiche immagini della Madre di Dio, di cui é ricca la cristianità, senza dubbio è da annoverarsi quella di Nostra Signora di Finalpia sotto l'invocazione di Maria Pia, celebre fin dal medio evo per le innumerevoli grazie e prodigi in pro dell'umanità.
Essa é dipinta in legno, sopra un sottile preparato di gesso.
Il quadro é, di un metro e trenta centimetri d'altezza, su settantacinque centimetri di larghezza. Lo sfondo, di cui non si vedono che pochi lembi, è cupo azzurro con stelle, dal quale spiccano bellamente le venerate sembianze della Vergine rappresentata in mezza figura, in atto di stare in piedi.
Tiene il capo alquanto piegato verso la spalla destra, ha il volto pieno di grazia e maestà misto a mestizia e serietà conforme lo stile delle antiche Madonne.  
Lievemente bruno ne è il colorito, ampie le pupille, che sono composte a divozione, lungo ed affilato il naso, piccola la bocca, regolari e quasi rotonde le guancie, lungo il collo e la fronte spaziosa è in parte celata, come anche i capelli e le orecchie, da finissimo velo bianco, listato di rosso all' uso orientale, che le scende oltre le spalle, e sopra di esso un ampio manto azzurro. tempestato di stelle, con fimbrie dorate, ne avvolge augusta persona. Nella parte superiore della fronte, sulla falda del manto azzurro, tiene una rosa d'oro con un ametista nel mezzo; un poco più a sinistra è una fulgida stella d'oro, e parimente sullo stesso manto, fra il petto e la spalla sinistra, un'altra grande stella dorata con un rubino nel centro.
La tunica della Ss. Vergine è di scarlatto col golino dorato a ricami, e le circonda il capo una larga aureola dorata dalla quale sporgono lievemente In oro lucente le parole del saluto angelico: Ave gratia piena, Salve piena di grazia.
Colla mano sinistra la divina Madre tiene raccolto alla persona il lembo destro del suo manto, e col traccio destro sorregge e stringesi al seno Gesù Bambino, vestito di tunichetta color rosa col golino e polsini arabescati in oro, ed una stretta cintura gli serra ai lombi la vesticciuola. Il divin Pargoletto, coi capelli ricciutelli a color d'oro, ha sembianze graziose e serene miste a serietà: ha il braccio destro pendente, e colla piccola mano distesa si tiene la pianta del piede sinistro poggiato sul ginocchio destro. Il braccio sinistro poi tiene steso verso il cuor della Madre, e sull'indice della mano ha un variopinto uccelletto.
A ciascun lato della Vergine sono dipinti due bellissimi serafini colle mani giunte e composte sul petto, in atto d' adorazione. Le loro facce sono assai giovanili e pietosamente raccolte a preghiera: i lunghi, biondi, ed inanellati capelli, piovon loro sulle spalle. Quel di destra è un poco più grandicello del compagno, e indossa una tunica color verde-arancio cospersa di fiorellini color bruno, ed ha le ali color rosso-scuro. Quel di sinistra è in tunica rossa, e le sue ali sono di un verde-cupo. Ambedue hanno un nimbo intorno al capo, ed una stola sacerdotale di color bianco, segnata da croci nere, scende loro dalle spalle sul petto e quivi incrociatasi, con le due estremità si prolunga fin'oltre i fianchi.

N.D.R.: si è conservato il testo originale, correggendo solo i refusi.
Da notare che nel 1897 il quadro aveva
- lo sfondo cupo azzurro con stelle, mentre poi è diventato dorato
L'antica usanza dei fedeli di appuntare (con spilli) suppliche e preghiere direttamente sul dipinto aveva ridotto lo sfondo del quadro in uno stato pietoso. Verso la metà del sec. XX un monaco-pittore (P. Leandro Montini) aveva rimediato ai guasti ricreando lo sfondo dorato, che un tempo già c'era - come risultava dal preparato di gesso
- la rappresentazione dell'ametista si coglie ancora, non più quella del rubino
- l'inserimento della Corona della Madonna (ovviamente dopo il 1920) ha reso più difficoltosa la letttura della scritta del nimbo (aureola) della Madonna.

I RESTAURI
Impalcature per i restauri
Durante i retauri della chiesa (2004) si lavorò anche al soffitto.
E' così che, dall'alto delle impalcature, è stato possibile mettere bene in evidenza
la collocazione dell'altare provvisorio davanti all'Ancona.

L'attuale permanenza plurideccenale di questo provvisorio è dovuto dalla non approvazione dei molti progetti
presentati all'Autorità competente da parte della Parrocchia.
TEMPORA NONDUM MATURA,
UTINAM BONA VENIANT
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